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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, II, 77
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originale
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[77] Nullum igitur vitium taetrius est, ut eo, unde digressa est, referat se oratio, quam avaritia, praesertim in principibus et rem publicam gubernantibus. Habere enim quaestui rem publicam non modo turpe est, sed sceleratum etiam et nefarium. Itaque, quod Apollo Pythius oraclum edidit, Spartam nulla re alia nisi avaritia esse perituram, id videtur non solum Lacedaemoniis, sed etiam omnibus opulentis populis praedixisse. Nulla autem re conciliare facilius benivolentiam multitudinis possunt ii, qui rei publicae praesunt, quam abstinentia et continentia.
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traduzione
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77. Nessun vizio, dunque, ? pi? vergognoso (per riportare il discorso l? donde si ? allontanato), dell'avidit?, soprattutto nei capi e negli amministratori di uno Stato. Considerare, difatti, lo Stato come fonte di guadagno non solo ? vergognoso, ma anche scellerato ed empio. Perci? quell'oracolo proferito da Apollo Pizio, e cio? che Sparta non sarebbe perita per nessun'altra causa se non per l'avidit?, mi sembra che sia stato predetto non solo per gli Spartani, ma anche per ogni popolo ricco. Coloro che sono a capo di uno Stato non possono con alcun altro mezzo procacciarsi pi? facilmente la benevolenza della moltitudine che con l'integrit? morale e la moderazione.
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